Un giorno qualunque

castel1Alle 7 del mattino la sveglia suona puntuale, Giulio non la spegne come al solito per restare a letto ancora un po’; oggi, in ufficio c’è la riunione col capo ed è meglio arrivare con qualche minuto di anticipo. Un caffè veloce, doccia, barba, pantaloni nuovi e camicia inamidata. Soliti riti mattutini, da fare con cura ma velocemente che il traffico fuori è imprevedibile e puoi metterci ore ad arrivare in ufficio, anche se dista appena 4 Km da casa. Il via vai romano è snervante, soprattutto di mattina: Giulio lo sa e cerca di anticiparlo sempre, senza riuscirci mai.

Lo sa anche Anna che deve avere avuto qualche commissione da fare stamattina, visto che s’è alzata anche lei in anticipo rispetto ai soliti orari. Prima di Giulio, che l’ha sentita appena chiudere il portone di casa mentre era ancora in dormiveglia. – Mah, di certo niente di cui preoccuparsi – pensa – deve avermi detto qualcosa ieri sera mentre guardavo il telegiornale, dovrebbe smetterla di parlarmi mentre sono distratto -. Non ricorda.

Giulio esce, sale in macchina, riscende, ha dimenticato il cellulare sul tavolo, sbraita, risale, terzo piano senza ascensore, chi cavolo gliel’avrà fatto fare di comprare quella casa così scomoda. – Siamo troppo pigri – diceva Anna – non ci farà male un po’ di movimento ogni giorno -. Certo, tanto mica ha dovuto portarli lei decine e decine di scatoloni, libri, mobili e tutta la vita già vissuta prima del matrimonio su per quelle scale.

Riscende, finalmente accende la macchina e parte. Per fortuna il traffico è scorrevole, sono chiuse le scuole, molta gente è già in ferie, doveva immaginarlo, siamo ormai a fine luglio. Bene, gli resta il tempo per un saluto veloce a Luisa, sua amante da un anno, che aspetta pazientemente e con dedizione il proprio turni. Stasera ceneranno insieme, per Anna la solita scusa della cena con i colleghi – Devo essere particolarmente credibile, se non ha mai dubitato di me -.

Oggi però Luisa sembra di cattivo umore, pretende maggiori attenzioni, estorce la promessa di cenare insieme più spesso, una volta al mese non le basta più. Giulio sente per la prima volta, che quella storia, iniziata in maniera tanto leggera, gli si stringe al collo come un boa. Luisa, ragazza non bellissima ma allegra, presente e attenta, gli ha sempre regalato sensazioni di freschezza e distrazione, lontana com’è dal suo mondo grigio; di rinunciarci proprio non gli va, ma non può dare di più: obblighi coniugali lo inchiodano al talamo. – Nella buona e nella cattiva sorte – ha giurato e, in un’interpretazione libera, porta avanti la promessa.

Dopo cena l’amore fatto in fretta, sono già le 23.30, la storia della cena con i colleghi non regge se si supera di molto la mezzanotte. Una doccia per lavare via ogni traccia e via, in macchina, verso casa.

Parcheggia di traverso, è davvero tardi. Il pensiero va per un attimo ad Anna, se solo immaginasse, se solo sapesse… Sono così lontani i tempi in cui lui rientrava la sera con un mazzo di fiori sapendo che l’avrebbe trovata in trepidante attesa, si sente in colpa, in parte, lo sa, dipende da lui… Scaccia subito il pensiero – In fondo è così per tutte le coppie di lunga durata – si dice per zittire la coscienza.

Sale in casa, infila piano le chiavi nel portone per non farsi sentire, apre lentamente, i campanelli appesi alla porta suonano – Maledetti campanelli! – entra in cucina per lasciare sul tavolo il giornale che tiene sottobraccio e sul tavolo scorge un fiore giallo. – Che Anna abbia un ammiratore? – Accanto un biglietto, un pezzo di carta strappato e chiaramente bagnato di lacrime con su scritta una frase: “é peggio con te che senza… buona fortuna!”

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